Castellabate nel Cilento

Da visitare durante le vacanze a Paestum: Castellabate nel Cilento

Arroccato sulla cima di una collina, il paese roccaforte di Castellabate domina le sue 5 frazioni marine (Santa Maria, San Marco, Lago, Ogliastro Marina, Licosa).

Per servizio Taxi o Navetta rivolgersi alla Reception dell'Hotel Cristallo.

Il comune di Castellabate si estende prevalentemente sulla costa tirrenica, nell'estremo meridionale del golfo di Salerno, fra la punta del Saùco nei pressi di Tresino a nord, e il fiume Rio Arena (a Ogliastro Marina) a sud. Confina con Agropoli (a nord), Laureana Cilento (a nord-est), Perdifumo (a est) e Montecorice (a sud). Il territorio comunale è compreso interamente nel parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e i suoi maggiori rilievi sono il monte Tresino (355 m s.l.m.) e il monte Licosa (326 m s.l.m.). Il capoluogo domina un promontorio (278 m s.l.m.), un'estrema propaggine del monte Stella a ridosso della fascia costiera tra punta Licosa e punta Pagliarolo e delle frazioni di Santa Maria e San Marco. Il mare e la costa di Castellabate sono dal 1972 sotto tutela biologica marina per preservarne il patrimonio naturale e ambientale, rappresentando uno dei primi esempi di parco marino in Italia. Nel 2009 è stata istituita l'area marina protetta Santa Maria di Castellabate, che abbraccia la zona tra la baia del Saùco (o del Vallone) e la punta di Ogliastro. L'area è suddivisa in zone sottoposte a diverso regime di tutela ambientale, tenuto conto delle caratteristiche ambientali e della situazione socioeconomica presente. La zona A di riserva integrale vieta anche la balneazione e riguarda la costa tra punta Tresino e vallone Maroccia. La zona B (tratto di mare circostante la zona A e quello tra punta Torricella e punta Ogliastro) di riserva generale consente la balneazione e la navigazione a velocità non oltre i cinque nodi entro 300 metri dalla costa. La zona C di riserva parziale con limitazioni circoscritte comprende il residuo tratto di mare all'interno dell'area marina protetta. Il toponimo comunale deriva dal castello di Sant'Angelo, costruito dall'abate Costabile Gentilcore sull'omonimo colle. Dopo la sua morte, la fortezza fu intitolata dalla popolazione locale al suo ideatore, dando origine al nome del borgo secondo questa linea etimologica: Castrum abbatis > "Castello de lo abbate" > "Castello dell'abbate" > "Castellabate".

Da visitare:

  • Basilica pontificia di Santa Maria de Gulia: costruita in stile romanico nella prima metà del XII secolo a Castellabate.
  • Santuario di Santa Maria a Mare: costruita nel 1826 a Santa Maria su una cappella preesistente del XII secolo.
  • Chiesa di San Marco Evangelista: costruita nel 1911 in piazza Giuseppe Comunale a San Marco.
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie: costruita a piazza Giovanni Paolo II (Ogliastro Marina) nel 1896 ampliando la precedente cappella omonima del XVII secolo. La chiesa è dedicata a santa Maria delle Grazie in virtù dei numerosi interventi miracolosi a favore dei naviganti della zona. Nel 2011 la facciata è stata rivestita in pietra ed è stata posta la scritta Ave Stella Maris.
  • Chiesa di Sant'Antonio da Padova: eretta ad una navata nel 1925 a Lago.
  • Chiesa della Santissima Immacolata: costruita in stile moderno, con un campanile di quattro piani e numerose vetrate, a piazza Madre Teresa di Calcutta (Lago).
  • Chiesa di Santa Rosa da Lima: collocata nell'omonima piazza ad Alano, sul suo campanile con base quadrata è posta la statua della Madonna di Lourdes.
  • Chiesa dell'Annunziata: edificata nella località omonima dell'Annunziata.
  • Chiesa di San Giovanni: costruita da Ligorio di Atrani nel 957 a Tresino. L'edificio cristiano annesso ai resti del monastero, nella sua ultima veste settecentesca, è stato sconsacrato e versa in uno stato di degrado. Alla chiesa è legata la leggenda della campana di san Giovanni, la quale venne trafugata dai Saraceni e gettata in mare nella “fossa di San Giovanni” per evitare che la loro nave affondasse in una mareggiata. Si crede che alla mezzanotte di ogni san Giovanni a Tresino sia possibile percepire ancora il suono della campana.
  • Cappella di Santa Maria del Soccorso: edificata per offrire ricovero ai naufraghi sul molo di punta Licosa al fianco di palazzo Granito.
  • Cappella della Pietà (XVI secolo): di proprietà delle famiglie Criale, Amoresano e Forziati. Il nome deriva da un gruppo scultoreo di scuola michelangiolesca raffigurante la Pietà.
  • Cappella di San Pasquale (XVIII secolo): incorporata a palazzo Perrotti.
  • Cappella di San Biagio (XVII secolo): costruita da Luzio Matarazzo nel 1628 per dare sepoltura al figlio morto prematuramente e ai membri di famiglia fino al 1930.
  • Cappella di San Leonardo (XVII secolo): della famiglia Antico.
  • Cappella di San Giovanni (XVIII secolo): appartiene alla famiglia Forziati.
  • Cappella del Santo Rosario (XVI secolo): della omonima confraternita. Precedentemente dedicata a san Bernardino è collocata sul sagrato della basilica Santa Maria de Gulia.
  • Cappella di Santa Maria della Scala (XVII secolo): patronato della famiglia Perrotti.
  • Cappella di San Cosimo (XVI secolo): apparteneva alla famiglia Tata e veniva utilizzata come ricovero per gli appestati del 1656 e del colera del 1836.
  • Cappella di Santa Maria della Pace (XVII secolo): della famiglia Perrotti.
  • Cappella di Santa Maria del Piano (XVI secolo): era un convento domenicano di proprietà della famiglia Perrotti.
  • Cappella di Santa Sofia (XIX secolo): di proprietà della famiglia Pepe. È ubicata nel centro storico di Santa Maria.
  • Cappella di San Marco (XVI secolo): restaurata nel 2012, di proprietà della famiglia De Angelis, si colloca nei pressi del porto di San Marco.
  • Palazzo Belmonte: è una struttura nobiliare con un parco di cinque acri dei principi Granito Pignatelli di Belmonte, costruito a Santa Maria nel 1733 accorpando edifici preesistenti. Era nato come casino di caccia secondo lo stile degli architetti spagnoli al servizio dei Borbone di Napoli.
  • Palazzo De Angelis: è un edificio nobiliare del XVIII secolo sito a San Marco. Sul portone dell'ingresso, realizzato in pietra viva cilentana, è posta un'epigrafe di fine Ottocento che recita letteralmente: "Inveni portum. Spes et fortuna valete. Sat me lusistis. Ludite nunc alios" (Trovai il porto, addio speranza, addio fortuna, abbastanza mi avete ingannato, ora ingannate altri). Pare che in origine tale epigramma di autore ignoto fosse un epitaffio greco di una tomba. La zona circostante, infatti, ospita una necropoli.
  • Palazzo Granito: è un casino di caccia costruito nella prima metà del Settecento da Parise Granito, che, con la cappella di Santa Maria del Soccorso, si affaccia sul molo di punta Licosa. Rappresentava uno dei soggiorni del re Carlo di Borbone, appassionato di caccia e di pesca ed amico della famiglia.
  • Palazzo Perrotti: è la residenza dei baroni Perrotti situata nell'omonimo lungomare di Santa Maria.
  • Porto Travierso: detto anche "porto delle Gatte" (trasmutazione da "porticati"), è un approdo situato a Santa Maria che comprende una costruzione ad archi voluta dall'abate Simeone e risalente al XII secolo. Questa struttura ha avuto un peso determinante nella crescita economica e militare di Castellabate. All'interno degli archi vi erano alcuni magazzini, utili per conservare le merci cilentane (cereali, vino e olio d'oliva) che venivano scambiate specialmente con Cava de' Tirreni e Napoli. Il suo specchio d'acqua accoglie piccole imbarcazioni da diporto nel periodo estivo e i gozzi per la pesca.
  • Torretta: collocata nell'omonima località a San Marco, è una masseria fortificata seicentesca di proprietà della famiglia Granito. Veniva utilizzata per la produzione di svariati prodotti agricoli, come testimoniano gli annessi depositi, utilizzati per conservare le derrate alimentari. La torre inglobata nella struttura aveva una funzione di avvistamento e di difesa da eventuali assalitori. Alla "Torretta" sono legate le leggende riguardanti lo ius primae noctis, esercitato dal marchese nei confronti delle spose dei propri sudditi.
  • Villa Matarazzo: era l'ottocentesca tenuta estiva del conte emigrato in Brasile Francesco Matarazzo, che con il suo parco si estende tra corso Matarazzo e il lungomare di Santa Maria. Nei mesi estivi si trasforma in un salotto della cultura ospitando diversi convegni, mostre e spettacoli.
  • Villaggio di San Giovanni: è un antico villaggio fondato a Tresino intorno all'anno 1000, disabitato dal XVIII secolo a causa dello sviluppo dei centri vicini (Castellabate e Agropoli) e dell'abbandono progressivo delle campagne. Il villaggio è frequentato solo da gruppi di curiosi, turisti e allevatori. L'insediamento urbano si è sviluppato attorno alla chiesa di San Giovanni Battista, favorito dalla presenza di fonti d'acqua, dal clima e dalle caratteristiche del territorio, ottimale per praticare l'allevamento e l'agricoltura. In tale contesto, formato da diverse abitazioni, fienili, stalle e da un edificio scolastico annesso alla chiesa, nacque Costabile Gentilcore, fondatore di Castellabate.
  • Il borgo medievale: l'abitato medievale sorge su colle Sant'Angelo e conta cinque accessi: porta "Cavalieri" e porta "di Mare", dal lato mare; porta "la Chiazza" e porta "Sant'Eustachio" dalle campagne; porta "de li Bovi" dal retroterra (Belvedere). L'accesso principale è dal "Belvedere di San Costabile" (chiamato anticamente "Vaglio"), una terrazza a picco sul mare con vista panoramica del golfo di Salerno, dell'isola di Capri e d'Ischia. Il paese si sviluppa intorno alle mura del "Castello dell'abate", che fu fondato nel 1123 dall'abate Costabile e completato dal suo successore Simeone, con lo scopo di proteggere la popolazione locale dedita a fiorenti traffici via mare da eventuali attacchi da parte dei Saraceni. La fortezza è dotata di mura perimetrali con quattro torri angolari a pianta rotonda e cela all'interno abitazioni, forni, cisterne e magazzini per le provviste. Sono accessibili i sotterranei, che, secondo alcune leggende, raggiungono le frazioni marine per poter permettere la fuga in caso di invasione. La struttura, completamente restaurata, è diventata un punto di riferimento per manifestazioni artistiche, culturali e sociali. Il borgo è caratterizzato dall'intreccio di vicoletti in pietra viva e stretti passaggi al di sotto delle casette comunicanti. Tra queste si collocano i vari palazzi gentilizi del Settecento, costruiti ex novo o ampliati da dimore preesistenti, che appartengono a famiglie facoltose del luogo o della nobiltà salernitana e napoletana. I principali sono: palazzo Perrotti (del XVII secolo, conserva intatta la stanza di Gioacchino Murat), palazzo Matarazzo (uno dei più grandi e antichi del borgo con i suoi due artistici portali aragonesi e lo stemma di famiglia dipinto su una volta), palazzo Antico, palazzo Jaquinto (con lo stemma in marmo sul portone d'ingresso), palazzo Forziati, palazzo Meriglia, palazzo Verrone, palazzo Gammarano e palazzo Comenale (sede dell'archivio comunale). Ma la vera agorà del borgo medievale è la piazza 10 ottobre 1123 (data di fondazione del castello) con vista panoramica sulla valle dell'Annunziata.
  • Le torri costiere: il sistema difensivo di Castellabate comprendeva diverse torri costiere, innalzate per avvistare le imbarcazioni saracene che si avvicinavano alla costa con l'intento di depredarla o conquistarla e offrire alle popolazioni locali una prima difesa da possibili invasori. Quella meglio conservata è la torre normanno-aragonese della "Pagliarola" o "Perrotti", che accorpata a palazzo Perrotti domina la Marina Piccola di Santa Maria. Questa opera di origine medievale, ulteriormente potenziata nel 1570, aveva il compito di difendere gli scambi commerciali che avvenivano nel porticciolo "Travierso". È costituita da una torre a pianta circolare, circondata da una torre più bassa di epoca successiva. Le più antiche, di cui restano visibili i ruderi, sono le torri angioine "di Tresino" (1277), collocata nei pressi di punta Tresino, e quella "di Licosa", contemporanea alla precedente. Nel periodo 1567-69 fu costruita la torre "Cannitiello" detta anche "Mezzatorre", presso Licosa, nel 1569 quella "di Ogliastro" o "di Ogliarola" nella punta di Ogliastro Marina, nel 1570 l'altra di avvistamento, posta sulla collina di Licosa e detta "Torricella" o torre "del Semaforo". Dello stesso periodo, caratterizzato dalla presenza aragonese, è anche la torre "dei Zappini" nei pressi di punta Pagliarolo a Tresino. Alla fine del 1592 risale la torre "della Marina di Ogliastro", detta anche "dell'Arena" o "delle Ripe Rosse". Tali postazioni, situate in importanti punti strategici per perlustrare tutto il litorale, comunicavano con segnali di fumo o di fuoco tra loro e con l'abitato di colle Sant'Angelo, dove la popolazione in caso di assalto chiudeva le porte del paese e si rifugiava nel Castello dell'abate.
  • Cava dei rocchi: la spiaggia sabbiosa di Lago ricopre in parte una cava del VI secolo a.C. scoperta nel 2010. Da tale sito i Greci Trezeni estraevano i rocchi: blocchi di pietra arenaria di forma cilindrica, utilizzati per comporre il fusto delle colonne. Con tali materiali furono costruiti i templi di Paestum.
  • Porto greco-romano: i resti di un approdo greco-romano a due moli del I secolo a.C. affiorano dalle acque di San Marco, in prossimità della struttura portuale moderna. Tale struttura, realizzata in opus caementicium su un fondo roccioso mediante casseformi lignee, è identificato come il porto di Erculia o Ercolam, il principale scalo di approvvigionamento per le imbarcazioni dirette al porto di Miseno nonché base militare o sito di appoggio per la flotta imperiale. Ad avvalorare questa ipotesi è il ritrovamento nelle acque antistanti il porto di San Marco negli anni sessanta di alcune ancore di piombo (risalenti tra il I e il II secolo) contraddistinte dalla scritta ter. Tale dicitura indica la tipologia di imbarcazione a cui le ancore erano destinate: le triremi.
  • Necropoli: San Marco è sede di una necropoli situata nei pressi della passeggiata che dal porto moderno conduce al Pozzillo. La necropoli raggiunge i 7000 metri quadrati e le sue 151 tombe si trovano quasi esclusivamente all'interno di suoli privati. I resti di quelle che spuntano dal suolo comunale sono state in parte cementificate per la realizzazione della passeggiata panoramica. In tale area venivano seppelliti i veterani della Classis Misenensis, morti nei naufragi, e la gente del luogo. La tumulazione avveniva in fosse poco profonde su un promontorio di arenaria con tutto il loro corredo funebre in parte recuperato. Durante gli scavi eseguiti nel 1983 fu ritrovata un'epigrafe funeraria, dedicata alla giovane figlia scomparsa e conservata nel Museo archeologico nazionale di Pontecagnano, che ha permesso di risalire al nome di un triarca, Antonius Priscus, comandante di una delle centinaia di triremi ancorate nel porto di Miseno. Sul posto sono state rinvenute inoltre diverse monete, monili e antichi cocci di vasellame, brocchetti, spilloni, lucerne, amuleti e vari oggetti magici contro il malocchio, come un campanello di bronzo che aveva lo scopo di scacciare gli spiriti maligni.
  • Monumento ai caduti: una statua di soldato che sovrasta l'elenco dei cittadini caduti nei conflitti mondiali, realizzato da Michele Guerrisi nel 1926 a piazza Lucia.
  • Monumento ai marinai: posto nel piazzale di punta dell'Inferno nel 2004.
  • Lapide commemorativa dei caduti del Velella: posta nel 2002 sul molo di punta Licosa, composta da un monumento circolare di bronzo raffigurante il sommergibile che affonda e l'elenco dei membri dell'equipaggio.
  • Lago artificiale con cascata: realizzato a piazza Madre Teresa di Calcutta.
  • Statua di san Costabile Gentilcore: collocata nel 2011 nel Castello dell'abate.
  • Statua del beato Simeone: posta nel 1989 nei pressi della basilica pontificia Santa Maria de Gulia.
  • Statue delle Madonne: poste a Marina Piccola, punta dell'Inferno, bivio Sant'Andrea, punta di Ogliastro, piazza Giovanni Paolo II e sul fondale marino di Santa Maria.
  • Croce luminosa: posta in piazza Giovanni Paolo II.
  • Bassorilievo bronzeo di monsignor Farina: posto nel 2010 alla base del campanile della basilica pontificia Santa Maria de Gulia in ricordo del parroco di Castellabate.
  • Grotta di Lourdes (riproduzione): sita a piazza Santa Rosa.
  • Targhe commemorative dedicate a Ruggero Leoncavallo (piazza 10 ottobre 1123), Francesco Matarazzo (palazzo Matarazzo), Luigi Guercio (piazza Luigi Guercio) e Gioacchino Murat (palazzo Perrotti).

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